23.06.2020
La passione per le libellule mi porta talvolta a visitare luoghi incredibili. Ecosistemi rarissimi in Italia, sono l'habitat di una flora e di una fauna altamente specializzate, adattate all'elevata acidità dell'acqua, alla povertà di nutrienti, al glaciale clima invernale. Sto parlando delle torbiere.
Il Trentino è sicuramente la zona d'Italia più ricca di torbiere. Alcune porzioni del suo territorio, grazie al clima fresco continentale, all'elevata piovosità e alla litologia silicatica, ne ospitano in buona quantità e conservano, ben nascosti agli occhi dei più, alcuni gioielli di incalcolabile valore naturalistico.
Sicuramente la Val di Fiemme, insieme all'alta Val di Cembra, offre un contesto privilegiato per scoprire questi inconsueti e fragili ambienti. La fatica che talvolta comporta il loro raggiungimento, viene ampiamente ripagata dall'aprirsi improvviso della pecceta, che lascia spazio ai cumuli di sfagno e alle praterie flottanti di carici, fra cui si nascondono dei veri e propri tesori per il naturalista, antiche testimonianze di un clima passato più freddo.
Una pozza distrofica in una torbiera della Val di Fiemme. Un ambiente estremo, colonizzato da piante e animali altamente specializzati
Leucorrhinia dubia, odonato tipico (se non esclusivo) di torbiere alte e di transizione
Andomeda polifolia, un cespuglio (!) prostrato della stessa famiglia dei mirtilli, che colonizza esclusivamente cumuli di sfagno in torbiere alte attive
Le ciperacee, che fra le piante superiori dominano incontrastate le torbiere, non sono certo piante appariscenti e di facile identificazione. Fanno eccezioni i "pennacchi", tra cui Eriophorum vaginatum, tipico delle torbiere alte.
Particolare di Eriophorum vaginatum
Coenagrion hastulatum (maschio), un'altra libellula scarsa in Italia, che ha una forte predilezione per le torbiere
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